Futuro e pensione: due opposti che si attraggono
Pensare al futuro e parlare di pensione può sembrare un paradosso.
Quando si pensa al futuro ci si immagina sempre qualcosa di prossimo come una vacanza, un compleanno, una cena fuori.
Al contrario lo associamo di meno all’acquisto di una casa, di una macchina o di un motorino.
Un’associazione ancora più lontana è futuro e pensione: troppo spesso infatti queste due parole vengono concepite come opposte.
Arrivare alla pensione è un pensiero che sembra così lontano, ma che invece va costruito giorno per giorno e su cui bisogna cominciare ad informarsi fin da giovani.
Ecco perché oggi vi parliamo di un nuovo servizio dell’INPS che aiuta a simulare la propria pensione.
PensAMi: futuro e pensione in un simulatore dell’INPS
In ottica di futuro e pensione quindi è da qualche tempo attivo PensAMi, ovvero un simulatore per effettuare il calcolo delle Pensioni creato dall’INPS.
PensAMi è l’acronimo di Pensione a misura, ovvero a misura di tutti, perchè come dice l’INPS “permette a tutti, senza autenticazione, di verificare i possibili scenari pensionistici considerata l’attività lavorativa svolta”.
L’INPS ha fatto questa scelta utile ma anche audace nei confronti dei contribuenti e in un comunicato stampa ha spiegato perché ha creato questo simulatore.
“Pensami” è uno strumento pensato come una sorta di consulenza online con cui l’utente può visualizzare i possibili scenari pensionistici che gli si prospettano.
Seguendo un percorso digitale modulare si favorisce lo sviluppo della cultura previdenziale che è in grado di orientare l’utente tra le diverse possibilità.
L’applicativo si sviluppa su tre livelli da percorrere in maniera sequenziale obbligata. Questo modo di procedere per gradi serve a fornire informazioni sulle prospettive di accesso alla pensione in maniera sempre più specifica.
Si parte dunque da un livello più “superficiale” per arrivare poi ad un livello più profondo.
Ecco di seguito i tre step:
- Al primo livello, con qualche domanda di base, il servizio fornisce informazioni sulle principali prestazioni pensionistiche. A queste l’utente che richiede può accedere solo valorizzando tutta la contribuzione;
- nel secondo livello è invece necessario indicare i periodi di contribuzione nelle diverse gestioni e il sistema fornirà la decorrenza teorica delle prestazioni contemplate nel primo livello. Non solo questo: vengono presentate anche le ulteriori prestazioni conseguibili a carico di ciascuna gestione.
- Il terzo livello consente di avvalersi di alcuni istituti che influiscono sul diritto e sul sistema di calcolo delle pensioni (ad esempio, servizio militare, valorizzazione della contribuzione accreditata presso le casse professionali, ecc.). Su questa base è possibile per il sistema anche visualizzare gli effetti sugli scenari pensionistici degli utenti.
Durante tutto il percorso su tre livelli il contribuente può chiarire tutti i suoi dubbi mediante apposite note informative e, se lo desidera, di approfondire gli istituti pensionistici mediante appositi link alle schede di prestazione presenti sul sito istituzionale www.inps.it.
Il servizio è stato quindi concepito su base umana, per dare ai contribuenti quante più informazioni importanti sul proprio futuro pensionistico e dettagliare in maniera chiara ed esaustiva, ma è anche stato progettato per mettere l’utente al centro, in modo da garantire la massima facilità d’uso.
Riassumendo quindi “PensAMi” permette a tutti gli utenti, senza particolari regole di autenticazione, di verificare i possibili scenari pensionistici considerata l’attività lavorativa svolta.
L’utente ha da subito accesso alle informazioni sulle principali prestazioni pensionistiche a cui potrebbe aver diritto. In particolare è interessante che sappia anche la data alla quale potrebbe accedere alla pensione.
Futuro e pensione: il gap delle nuove generazioni
È necessario cominciare a pensare alla pensione già dalla giovane. Abbiamo approfondito questo argomento anche in un nostro articolo precedente.
Purtroppo solo 5 persone su 10 sanno quando andranno in pensione e il 76% vorrebbe farlo prima. La metà non sa quanto prenderà, mentre la maggioranza ha attese irrealistiche.
Gli italiani, in particolare i giovani, non hanno un’idea chiara di cosa li attende alla fine della loro vita lavorativa.
Purtroppo spesso anche il futuro lavorativo è incerto e questo non aiuta a pensare a prospettive che sembrano lontane come la pensione.
I giovani infatti non hanno aspettative troppo rosee sia per quanto riguarda l’età in cui potranno andare in pensione sia sull’entità dell’assegno che riceveranno.
Tuttavia lo ribadiamo: è importante informarsi perché come sempre l’informazione ci rende liberi in questo caso anche di gestire e governare il nostro futuro finanziario al meglio.
Ecco perché vi abbiamo parlato di pensAMi: sarà sicuramente uno strumento utile da utilizzare fin da giovani per gestire al meglio i propri fondi e il proprio futuro.
Un futuro più leggero infatti non dispiacerebbe a nessuno, soprattutto nell’ottica di passarlo in viaggio oppure nella prospettiva di vivere all’estero senza dover più pensare al lavoro.
Futuro e pensione: pianificare rende tutto più roseo di quello che pensiamo
Dato che abbiamo parlato di pianificazione e di informazione, vogliamo lasciarvi con un finale a metà fra il sogno e la realtà: le mete dove passare il “buen retiro”, come lo chiamano gli spagnoli.
Fra queste vi suggeriamo:
- – l’Uruguay, uno tra i primi paesi dell’America Latina per funzionamento e qualità dei servizi
- – la Spagna, una meta perfetta per il basso costo della vita, l’eccellente assistenza sanitaria, le infrastrutture del primo mondo e l’ottima sicurezza personale.
- – Malta, dove l’assistenza sanitaria è al quinto posto nel mondo, il trasporto pubblico funziona con la massima efficienza
- – Panama, che è in cima alla classifica dei posti migliori del mondo in cui trascorrere la pensione per clima, servizi, calorosità della gente, qualità del cibo.
Insomma con questo articolo speriamo di avervi convinto: pianificazione e previdenza sono due strumenti utili per godersi gli anni dopo il lavoro fra paradisi tropicali e piatti esotici.
Telecamere nascoste: come trovarle
Quando pensiamo a telecamere nascoste, a microfoni segreti e ad altro che sembra uscito da un film di spionaggio pensiamo siano situazioni molto lontane dalla realtà.
Purtroppo si tratta di apparecchiature all’effettivo non troppo costose e facili da installare che si possono trovare anche nei contesti meno probabili.
Vediamo i modi per trovarli ed evitare che qualcuno intacchi la nostra privacy.
Telecamere nascoste: iniziamo a conoscerle
Partiamo dicendo appunto che le telecamere nascoste o meglio quelle che è facile nascondere, sono molto diffuse sul mercato.
Quelle in miniatura sono disponibili a prezzi accessibili e si collegano al normale Wi-Fi per trasferire i dati.
Nella vita reale quindi possiamo purtroppo dire che tutti possono utilizzarle, giocando a fare le spie o altro.
Ma quali sono i motivi per cui le persone le utilizzano? Cosa spinge qualcuno a installarle?
Il primo motivo è la sicurezza: molti piccoli o grandi proprietari di appartamenti in affitto li installano per prevenire furti o danni alla proprietà.
C’è poi il controllo: molto spesso le utilizzano coniugi sospettosi e rivali senza scrupoli, così come i burloni. Poi, ci sono gli estorsori professionisti.
In poche parole, le scuse e i motivi sono tanti.
Veniamo ora al vero nocciolo della questione, ovvero quante possibilità abbiamo nelle nostre vite di essere osservati da una telecamera nascosta?
La risposta è purtroppo buone probabilità.
Un sondaggio realizzato tra gli utenti di Airbnb ha rivelato che l’11% degli intervistati si è imbattuto in una telecamera nascosta negli alloggi affittati.
Una percentuale, questa, che ci sembra molto alta se consideriamo quante persone prenotano su Airbnb ogni anno.
Ed essa include in pratica solo quelli che hanno trovato qualcosa: questo non ci fa ben sperare.
Ma come si fa a sapere se si è spiati? Scopriamo in 4 tecniche facili.
Telecamere nascoste: affidati ad un professionista per trovarle
Il modo più facile e sicuro per scoprire se siamo circondati da apparecchiature spia nascoste di diverso tipo è quello di affidarsi ad uno specialista.
È bene che sia un tecnico qualificato con attrezzature professionali a fare la ricerca di queste fastidiose telecamere o microfoni.
I vantaggi di seguire questo primo metodo sono sicuramente l’efficienza, i risultati affidabili con pochissimo sforzo personale.
Chiaramente si tratta di un servizio con un prezzo abbastanza elevato, con tempi di attesa relativamente alti se il professionista è molto ricercato sul mercato.
Telecamere nascoste: scovarle grazie all’acquisto di apparecchiature speciali
Se invece siamo diffidenti e non vogliamo affidarci a terze parti, il lavoro può essere svolto anche da soli con l’acquisto di apparecchiature particolari.
Si tratta di rilevatori di radiazioni elettromagnetiche oppure ottici e altre apparecchiature per il rilevamento di telecamere nascoste e usarle per controllare da soli ogni stanza.
Questi strumenti non sono poi così costosi anzi spesso quelli con un raggio di rilevamento di pochi metri, partono dai 3 dollari; quelli professionali e più potenti sono ovviamente più costosi.
Per essere precisi, un rilevatore ottico semplice può essere assemblato manualmente. Tutto ciò che serve sono alcuni LED rossi e un filtro a luce rossa. Basta indirizzare la luce verso la telecamera sospetta e guardare attraverso il filtro: la lente della videocamera apparirà come un punto luminoso.
Se decidete di controllare in prima persona il posto di cui sospettate, dovete prestare molta attenzione al bagno e alla camera da letto, dove potrebbero essere filmati video compromettenti, così come ai rilevatori di fumo e agli elettrodomestici, luoghi comuni dove nascondere telecamere spia.
Oltre al vantaggio di fare tutto in maniera indipendente, questo metodo permette anche controlli regolari o alle tempistiche dettate dalla necessità dell’utente.
Sicuramente ne rimette la precisione e anche i prezzi sono abbastanza elevati per il fai da te in questo settore.
Telecamere nascoste: trovarle con uno smartphone
Se invece volete fare un’operazione ancora più economica, potete usare anche uno smartphone.
A volte infatti è possibile fare a meno di apparecchiature speciali e utilizzare solo la fotocamera dello smartphone insieme ad una torcia elettrica.
La stanza sottoposta al controllo deve essere completamente buia e così facendo potete accendere sia la torcia che la fotocamera del telefono.
Dovrete poi puntarle nel punto sospetto.
Se avete fatto bene a dubitare, vedrete un bagliore sullo schermo dello smartphone. Se non potete usare contemporaneamente la fotocamera e la torcia del telefono, usate lo smartphone e una torcia a parte.
Chiaramente questo metodo è il meno efficiente, quello che richiede più tempo e non sempre è realistico. Tuttavia è un metodo gratuito che non richiede apparecchiatura strana.
Telecamere nascoste: trovarle con un’app
È possibile trovare delle telecamere nascoste anche utilizzando un’app.
Alcune di queste rilevano dispositivi sospetti attraverso il riflesso della lente. Rilevano infatti il bagliore (o glint) quando la luce di una torcia colpisce una lente.
Altre app invece cercano dispositivi spia wireless. Per farle funzionare, è necessario connettersi al Wi-Fi locale. Dopo la scansione del router, l’app visualizza un elenco di dispositivi collegati.
Questa metodologia è abbastanza efficiente, non ha grossi costi e non richiede grandi apparecchiature.
Tuttavia non è un metodo adatto per smart home con molti dispositivi connessi, né per il Wi-Fi degli hotel e altri router pubblici con molti dispositivi connessi.
Se queste metodologie vi confermano i sospetti avuti, è bene chiamare la polizia e avvisare dunque un ente che possa fare accertamenti migliori.
L’importanza della prevenzione
Per prevenire situazioni spiacevoli è sempre bene:
- – portare con sé una batteria esterna per rimanere sempre connessi;
- – scaricare le app che vi aiuteranno a rendere più agevole il vostro viaggio, come mappe, dizionari e traduttori;
- – non lasciare incustoditi gli oggetti di valore;
- – non utilizzare mai computer o terminali pubblici per inviare messaggi privati, accedere ad account o fare acquisti online;
- – utilizzare un’app VPN per proteggere i vostri dati dagli hacker, così come per accedere a contenuti che non sono disponibili nel paese che state visitando.
I pericoli sono purtroppo sempre dietro l’angolo ma possono essere controllati con un’adeguata attenzione e prevenzione
Rischi cyber in viaggio
Quando partiamo siamo spesso così contenti di fare quel viaggio o quella vacanza che abbassiamo la guardia verso i rischi cyber.
Eppure non dobbiamo mai dimenticare che gli apparecchi tecnologici che portiamo con noi non sono mai davvero al sicuro, anche quando sono spenti.
Quello che possiamo fare quindi è prevenire e cercare di fare attenzione il più possibile.
La prevenzione in particolare è importante per essere informati e aggiornati sui rischi e sulle cautele che dobbiamo avere per poter utilizzare i nostri preziosi “strumenti”.
Ci aiuta anche a coglierne gli indubbi vantaggi e ovviamente ad evitare i rischi del loro utilizzo.
Non vorremmo mai infatti che qualcuno entri in possesso dei nostri dati e che li utilizzi in modo fraudolento.
Allora vediamo insieme cosa possono significare i rischi cyber in viaggio.
Rischi cyber: le prime accortezza quando si viaggia
In periodo di viaggi e spostamenti i rischi cyber sono legati ad attacchi in stazioni, negli aeroporti, negli hotel e in genere nei luoghi pubblici.
I primi punti di contatto o meglio i primi fattori di rischio sono le reti Wifi e i Punti di Ricarica.
Chi mette a disposizione questi supporti si preoccupa di garantire un servizio, ma non è suo obbiettivo invece garantire la sicurezza dei clienti.
Partiamo dal Wifi, paradossalmente uno degli elementi più pericolosi. Gli hacker hanno infatti inventato dei cosiddetti “Rouge Access Point”.
Si tratta di reti Wifi false, spacciate per quelle messe a disposizione delle strutture che stiamo frequentando.
Ma non finisce qui.
Esistono anche le Reti Wifi Clonate, ovvero un accesso simile da confondere con quello effettivo della struttura sempre in mano agli hacker.
Rischi cyber: come proteggerci dai wifi fraudolenti?
Abbiamo visto quanto le reti wifi possano essere insicure e quindi nasce spontaneo chiedersi cosa dobbiamo effettivamente fare per proteggerci?
Ci sono infatti delle accortezze che possiamo usare.
La prima è porre la massima attenzione quando scegliamo l’accesso a cui stiamo per collegarci.
Qui bisogna fare attenzione e fare log in sempre e solo ad accessi che prevedono una password per il collegamento: nei wifi senza password chiunque può accedere e “sniffare” (ovvero rubare in gergo tecnico) il traffico e i dati.
La seconda è di evitare il più possibile di accedere a queste reti evitando di essere dentro i nostri account personali.
Se proprio siamo costretti a farlo proteggiamole sempre con un ‘autenticazione a 2 fattori così da limitare al minimo i rischi cyber.
Se possibile, infine, rimandiamo gli acquisti e le operazioni bancarie a quando saremo su una rete sicura e/o propria verificando sempre che i siti web a cui ci colleghiamo utilizzino sempre la cifratura “https” per non incappare in cloni.
Rischi cyber: la ricarica dei dispositivi in viaggio
Parliamo ora dei rischi cyber connessi ad un altro servizio utile in viaggio: la ricarica dei nostri dispositivi.
Dobbiamo avere in mente che è buona norma quella di evitare di collegare i nostri dispositivi mobili ad una porta sconosciuta ( intendendo qualsiasi punto di accesso, computer , prese, ricariche volanti altrui).
Se questa porta è compromessa, permetterebbe ad un hacker di accedere al nostro dispositivo e mettere in atto vari tipi di “infezioni”.
Il rischio come sempre è la fuga delle nostre informazioni.
La migliore condotta che suggeriamo in questo caso è di portare sempre con sé un power bank proprio oppure di dotarsi e portarsi dietro un proprio cavo che non supporta la trasmissione dei dati ma permetta solo la ricarica.
Rischi cyber: altri attacchi che dobbiamo conoscere
La casistica dei rischi cyber in viaggio è molto più ampia.
Dobbiamo conoscere anche:
- – lo Shoulder surfing , la tecnica di osservare la vittima stando alle sue spalle e intercettare codici di accesso che vengono digitati;
- – lo Skimming , il sistema di clonazione delle carte di credito, posizionato su Pos, macchinette per pagamento del parcheggio, i pagamenti dai da te dei caselli autostradali , gli Atm senza che gli utenti possano rendersi conto della manomissione.
Come dobbiamo comportarci in questi casi?
In primis è importante digitare pin, password e dati dei nostri account facendo attenzione ad non essere “notati”, anche a distanza , verificare che gli strumenti dove inseriamo le nostre carte siano integri.
Rischi cyber: metti in valigia la sicurezza
Abbiamo parlato in generale dei rischi cyber e di qualche buona procedura, ma vediamo anche qualche opera di prevenzione che è bene fare prima di partire:
- – seleziona e porta con te solo i dispositivi necessari
- – esegui un back up prima di partire
- – cambia le password e cerca di mettere un’autenticazione a due fattori
- – aggiorna i dispositivi prima di partire ma non farlo quando sei fuori
- – abilita la crittografia dei dati, importantissima per evitare rischi cyber
- – abilita le funzioni per trovare il tuo dispositivo quando sei fuori.
- – disabilita le connessioni automatiche alle reti wifi
Rischi cyber e green pass
Tra i rischi cyber purtroppo più in voga negli ultimi anni ci sono anche quelli legati al green pass.
Tenendo conto che il 10% dei cyber-attacchi portati a termine lo scorso anno è stato a tema Covid-19, bisogna ricordare che il QR code del nuovo documento che attesta l’avvenuta vaccinazione anti Covid-19, la guarigione o la negatività al tampone contiene numerosi dati relativi alla nostra identità, alle vaccinazioni effettuate e allo stato di salute.
In questo caso vi consigliamo due azioni da fare:
- – non mostrare mai il proprio green pass in forma di QR code sui social network, né mostrarlo a nessuno se non alle autorità che possano richiederne la visione
- – utilizzare un’autenticazione a due fattori per evitare che qualcuno entri nel nostro smartphone e rubi i nostri dati personali;
- – utilizzare sempre, per scannerizzare, lettori certificati e app ufficiali
Dunque i rischi cyber in viaggio sono moltissimi, ma come abbiamo visto difendersi non è troppo complicato. Ciò che è difficile è mantenere alta la propria attenzione quando siamo distratti dal nostro mood vacanziero.
Ma difenderci è importante: non scordiamocelo mai
Incendi in casa: cause e prevenzione
Gli incendi in casa in Italia sono aumentati notevolmente negli ultimi anni e le cause sono le più disparate.
Sono gravi e frequenti anche le conseguenze e i danni che ne derivano.
Non è facile fermare il fuoco quando purtroppo l’incendio in casa è già in atto, per questo è molto importante fare prevenzione.
Per fare prevenzione è importante conoscere le cause principali degli inneschi. Vediamole quindi insieme.
Le principali cause di innesco degli incendi in casa
Partiamo da una premessa importante, gli incendi in casa non capitano solo a chi è incosciente o negligente da trascurare i rischi legati ad alcuni comportamenti.
In realtà le due cause principali sono la distrazione e la non conoscenza di cosa può creare o aumentare l’accendersi di una fiamma nella propria abitazione.
Più in generale andiamo ad individuare le principali situazioni da cui possono avere origine gli incendi:
- – presenza di oggetti infiammabili troppo vicino a fonti di calore o fiamme libere;
- – corto circuito di elettrodomestici, hi-fi, o altri impianti alimentati ad elettricità;
- – corto circuito di alcuni elementi dell’impianto elettrico dell’appartamento;
- – malfunzionamento di stufe, caldaie, caminetti, o altri impianti generatori di calore;
- – mozziconi di sigaretta, propagazione di fiamme dai fornelli della cucina, diffusione di faville dal caminetto e dal barbecue e altri comportamenti poco attenti in presenza di fuochi accesi.
Si tratta di situazioni sfortunate ma che purtroppo non sono poi cosi’ distanti da essere irrealizzabili.
Ci teniamo a sottolineare che nella maggior parte dei casi è possibile evitare gli incendi domestici, utilizzando maggiore accortezza e consapevolezza.
Incendi domestici e prevenzione
Una volta individuate le principali cause degli incendi in casa è importante prevenire. Ecco alcune regole fondamentali:
1. Pianificare regolari e periodici controlli da parte di consulenti e tecnici qualificati per verificare il corretto funzionamento di:
- impianto elettrico;
- caldaia, stufe e/o altri generatori di calore;
- sistema di climatizzazione;
- caminetto e canna fumaria;
- forno, fornelli e altri elementi della cucina.
2. Anche quando l’impianto elettrico è ben efficiente, non bisogna sovraccaricarlo esageratamente. Si deve evitare di “strozzare” i cavi delle utenze elettriche, come succede quando si fanno passare sotto porte o finestre o mobili pesanti.
3. Imparare a riconoscere quali sono i liquidi e gli oggetti infiammabili che sono normalmente presenti in casa, soprattutto quelli senza etichetta di pericolo come ad esempio libri, giornali, olio per friggere, strofinacci e affini.
4. Tenere sempre ben custoditi il camino e pentole, padelle e altri utensili quando sono sopra fuochi o fornelli accesi.
5. Non avvicinare mai, neanche per poco tempo, oggetti e liquidi infiammabili a stufe, caminetti e altre fonti di calore.
6. Verificare che non ci siano tagli, strappi o danni sui cavi di alimentazione di elettrodomestici, hi-fi ed utensili elettrici in generale.
7. Tenere sempre a debita distanza le prese elettriche e gli utensili da rubinetti e altre sorgenti d’acqua.
8. Non lasciare accendini, cerini, fiammiferi e candele alla portata di bambini.
9. Spegnere completamente le apparecchiature elettriche quando sono inutilizzate.
10. Non fumare quando c’è il rischio di addormentarsi e, in ogni caso, ricordarsi di gettare i mozziconi di sigaretta nel water e mai nel cestino dell’immondizia.
11. Non utilizzare dispositivi elettrici quando si hanno piedi o mani bagnate.
12. Ricordarsi di usare correttamente caminetti, stufe elettriche e termoconvettori, ad esempio per asciugare vestiti.
13. Riporre in armadi o altri mobili di tipo stagno eventuali contenitori di liquido infiammabile e fare in modo che questi non siano facilmente accessibili.
15. Controllare che non ci siano perdite di gas e ricordarsi di chiudere lo specifico rubinetto quando non si deve cucinare.
Anche se cerchiamo di prevenire è impossibile ridurre a zero il rischio di un incendio.
E’ quindi fondamentale installare un impianto di rivelazione di fumo, meglio se messo in rete e gestibile tramite smartphone, così da avere sempre la situazione sotto controllo.
Incendi in ufficio
Abbiamo parlato di incendi in casa, ma tutto quanto sopra descritto è facilmente applicabile anche agli uffici.
Cosi’ come prima di lasciare una casa per le vacanze o prima di uscire, anche prima di andare via dagli uffici è bene fare dei controlli appropriati soprattutto li’ dove ci sono apparecchi elettrodomestici e computer.
Un attimo di accortezza in più può salvarci, quindi è bene controllare sempre che tutto sia spento, che non ci siano odori strani, che il gas sia staccato nei casi in cui sia presente una cucina.
Incendi in ufficio: le cause
E’ bene ricordare le cause più comuni di incendio negli uffici così da prestare un occhio di riguardo prima di lasciare gli ambienti di lavoro.
Sono principalmente legati agli impianti di alimentazione elettrica ed apparecchi elettrici ed in particolare a:
– carenza di manutenzione dell’impianto di alimentazione elettrica e/o di quello di terra;
– surriscaldamento di cavi di alimentazione elettrica;
– errato dimensionamento o non corretto uso di prese a spina;
– corto circuiti;
– scariche elettrostatiche;
– scariche atmosferiche;
– carente stato di conservazione di cavi di alimentazione elettrica di apparecchi elettrici utilizzatori (come ad esempio fotocopiatrici, server, computer ecc.);
– utilizzo di prolunghe, o multiprese volanti;
– interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria non conformi a quanto indicato dal fabbricante ovvero ai dettami di buona tecnica.
Abbiamo quindi capito l’importanza della prevenzione e ancor prima di prestare la giusta attenzione agli ambienti che ci circondano.
Cybersecurity: 5 tips per migliorare la tua sicurezza online
Se utilizzi spesso il web ti sarà capitato di sentir parlare di cybersecurity.
Si tratta dell’insieme di tutti quei processi, delle persone e delle tecnologie per proteggere i sistemi, le reti e i programmi dagli attacchi digitali.
Gli attacchi informatici, detti in gergo “hack”, sono solitamente finalizzati all’accesso, alla trasformazione o alla distruzione di informazioni sensibili.
Spesso seguono questi attacchi richieste economiche:
si tratta di vere e proprie estorsioni da parte degli hacker.
Nel mondo connesso di oggi la cybersecurity è fondamentale.
A livello individuale, un attacco di cybersecurity può causare tutto, dal furto di identità, ai tentativi di estorsione, alla perdita di dati importanti come le foto di famiglia.
A livello di società, le più colpite sono quelle che offrono servizi, come centrali elettriche, ospedali e aziende di servizi finanziari e proteggerle è essenziale per mantenere il funzionamento.
Come fare per proteggersi? Scopriamolo con qualche tips.
Cybersecurity: scegliere le password con cura è fondamentale
Alcune ricerche dimostrano che le password scelte dagli utenti sono spesso troppo banali, come ad esempio le sequenze di numeri 123456.
Un’altra pecca è che gli utenti utilizzano spesso la stessa password per tutti i loro account andando così a minare la loro sicurezza.
Le password troppo facili infatti possono essere scoperte in un colpo solo dagli hacker.
Il suggerimento è quindi quello di utilizzare numeri e caratteri speciali per difendersi il più possibile.
Per portare la vostra sicurezza a un livello superiore potete utilizzare un password manager, che rende i vostri dati praticamente inattaccabili.
Cybersecurity: proteggetevi bene sui social
Oggi siamo tutti nel mondo dei social ma è importante utilizzare queste piattaforme con senno.
Su tutto ciò che pubblichiamo online purtroppo non abbiamo il pieno controllo e diventa utilizzabile contro di noi facilmente.
Vi consigliamo ad esempio di:
- – evitare di rispondere ai cosiddetti troll (utenti che mandano solo risposte negative e provocatorie)
- – non condividere foto di documenti personali
- – non condividere azioni illegali
- – non diffondere notizie false
Cybersecurity: l’importanza di avere una rete sicura
Una connessione Wi-Fi non sicura o non dotata di impostazioni di sicurezza adeguate è una preda facile degli hacker.
Per avere una rete sicura dovete:
- Cambiare le credenziali di accesso del router Wi-Fi.
- Rinominare la rete del router Wi-Fi
- Assicurarsi che non si possa accedere da Internet alla pagina d’accesso del vostro router.
- Proteggetevi con un protocollo di crittografia affidabile e con una password forte.
Se per qualche motivo non avete altra scelta e dovete collegarvi a una rete Wi-Fi pubblica (hotspot) fatelo utilizzando una VPN (Virtual Private Network). Grazie alla VPN i vostri dati in entrata e in uscita saranno cifrati e nessun altro potrà accedervi.
Aggiornare i software aiuta a migliora la tua sicurezza
Mantenere sempre aggiornati i software è un altro elemento essenziale.
Gli aggiornamenti che riceviamo sono spesso utilizzati per inviare patch delle vulnerabilità.
Speriamo che questo articolo per molti di voi serva solo per rinfrescare la memoria (sappiamo che si tratta di norme di sicurezza di base).
In ogni caso, anche se siete già al corrente, qualcuno che conoscete potrebbe avere disperatamente bisogno di questi consigli per essere protetti tanto quanto voi.
Ed è proprio per questo che è nato il mese dedicato alla Cybersecurity Awareness (ovvero dicembre).
Cybersecurity: è sempre bene essere pronti ai ransomware
I ransomware sono una tipologia di malware piuttosto insidiosa e sono una di quelle più diffuse. Generalmente a chi subisce l’attacco dei ransomware viene ordinato di pagare una certa somma di denaro per ottenere nuovamente i dati rubati, dati che ovviamente non sono più sicuri o privati.
Per evitare di incappare in questo malware così potente è importante non aprire allegati di mail sospette, installare un buon programma antivirus, effettuare regolarmente un backup.
Insomma stare attenti e proteggersi con questi tips di cybersecurity basilare potrà tornarvi sicuramente utile nelle vostre attività quotidiane.
La digital life degli italiani
Il digital è diventato una parte fondamentale delle nostre vite, tanto da farci coniare il termine “digital life”.
Ma a che livello di digitalizzazione siamo in Italia? I nostri concittadini sono pronti a questa rivoluzione? Come la vivono?
Scopriamolo insieme.
Digital life in numeri
Cominciamo ad analizzare lo status della digital life in Italia da alcuni dati.
Secondo il report di Censis sulla «Digital Life degli Italiani» la maggioranza degli italiani si relaziona quotidianamente con il digitale senza difficoltà.
Il 90,3% degli utenti di dispositivi digitali ha device adeguati alle proprie esigenze e il 69,4% degli utenti si sente sicuro quando è online.
Tra le attività più svolte in tutta sicurezza ci sono pagamenti online, gestione delle bollette o altre operazioni delicate che gli italiani fanno senza problemi al pc.
Il dato positivo che emerge è una fiducia via via crescente nei confronti della tecnologia.
Si ritiene lo smartphone (o altri device) come una parte integrante e fondamentale della vita quotidiana (sia lavorativa che privata) della maggioranza degli italiani intervistati.
Il rapporto mostra come l’utilizzo dei device digitali non migliora solo la vita individuale, ma anche la fiducia che gli italiani ripongono nelle istituzioni pubbliche.
Sempre più italiani ritengono che una maggiore digitalizzazione a livello nazionale ridurrebbe i tempi della burocrazia della Pubblica Amministrazione.
Questi sono dati incoraggianti per il settore tecnologico, in particolare quello dell’Insurtech.
La maggiore fiducia nel digitale da parte della collettività permetterebbe una penetrazione maggiore nel mercato assicurativo esistente con soluzioni digitali e tecnologiche atte a migliorare la vita quotidiana.
Digital life e protezione dei dati
Con l ‘avvento dell’era digitale i dati sono diventati un asset fondamentale.
Non c’è dubbio che le tecnologie digitali siano in grado di apportare immensi benefici in molteplici settori.
Tuttavia, per funzionare, questi sistemi hanno bisogno di processare massivamente i dati relativi ad un numero molto elevato di soggetti: sono proprio le informazioni in relazione alle persone, alle loro vite e alle loro abitudini ad essere oggi il vero motore del progresso e dell’innovazione.
Questo fattore comporta però un grande peso per l’ambiente: basti pensare alla quantità di energia che consumano i computer dei big data per contenere appunto raccolte massive di informazioni.
Il discorso dati ha un impatto fondamentale anche sulla persona: quanto ci sentiamo al sicuro ad essere tracciati da cookies e a lasciare le nostre informazioni sensibili online?
Per fortuna la legge dopo lo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica diventa sempre più dura e il controllo è maggiore.
Il consiglio che vi diamo è quello di rifiutare lì dove possibile i cookies di terze parti e di inserire i vostri dati con saggezza, ovvero leggendo sempre le condizioni e i moduli d’uso di qualsiasi sito, anche di quello apparentemente più sicuro.
Digital life: quale è stato il fattore scatenante?
Per quanto riguarda il fattore scatenante di questa digitalizzazione nel nostro paese degli ultimi tempi, le cause sono da ricercare nella pandemia.
La pandemia ci ha portato notevoli disagi e disturbi.
Ma il Covid ha rappresentato l’inizio di una digitalizazzione più forte, scatenando una necessità di fatto latente: quella di imparare a sfruttare al meglio gli strumenti del digitale.
Non potendo avere un contatto diretto abbiamo imparato a scaricare le app per ordinare cibo, abbiamo sfruttato il pc per pagare un bollettino e, dato super importante, abbiamo iniziato a fidarci dell’acquisto online non potendolo fare fisico.
Sono moltissime le PMI che durante e dopo il primo lockdown hanno scelto di aprire un ecommerce per migliorare le proprie vendite
La DAD: la digital life insoddisfacente per gli studenti italiani
Se abbiamo parlato dell’effetto positivo della pandemia sulla digital life degli italiani, dobbiamo mettere in campo anche un aspetto molto negativo.
A soffrire l’ancora scarsa digitalizzazione dell’Italia sono stati gli studenti italiani costretti a fare smart school.
I dati in questo senso non sono stati confortanti in quanto c’è stata una decrescita nella media dei voti e sono state molte le difficoltà delle famiglie.
Se è vero che in ogni casa ormai c’è un computer, questo non si è dimostrato sufficiente per le famiglie con più di un figlio in Dad.
Se però pensiamo in grande e vogliamo vedere i dati positivi, sono stati sicuramente questi a prevalere e la digitalizzazione del nostro paese è ormai un argomento caldo e un cambiamento in corso.
Dobbiamo solo fidarci della “Digital Life” e lasciarci trasportare dall’onda del progresso.
Italiani e pensione: siamo risparmiatori con scarsa attitudine alla pianificazione
Come si comportano gli Italiani di fronte alla pensione? Sono ben informati? Oppure rincorrono le metodologie di risparmio senza conoscerle a fondo?
Vediamo subito come si comportano i nostri concittadini di fronte ad un argomento così importante e ad un tema incredibilmente caldo.
Facciamo una piccola premessa: le conoscenze del settore sono insufficienti e c’è scarsa pianificazione finanziaria.
L’italiano mediamente affronta in maniera impreparata la previdenza.
A renderlo noto è un recente sondaggio di Moneyfarm.
L’azienda in collaborazione con Progetica, nell’ambito di un progetto di ricerca dedicato alla previdenza in Italia, ha riscontrato questa mancanza del nostro paese.
Assegno minimo di 800 euro: quanto pensano di ricevere gli italiani in pensione
Moneyfarm e Progetica hanno chiesto agli italiani quali e quanti sono i fattori che possono determinare l’importo dell’assegno pensionistico.
Non conoscere o conoscere solo parzialmente questi elementi è infatti un grande fattore di rischio.
Questa scarsa conoscenza potrebbe portare i futuri pensionati italiani a scontrarsi con una dura realtà.
Senza la giusta preparazione potrebbero stupirsi di ricevere un assegno significativamente inferiore alle proprie aspettative.
Italiani in pensione: le statistiche dell’intervista
La maggior parte degli intervistati stima che la propria pensione pubblica andrà da un minimo di 800 euro a un massimo di 3.000 euro.
Solo il 12% stima che ammonterà a 1.200 euro.
Quest’ultimo importo in particolare a oggi, coincide con la pensione media nel nostro Paese ma che, con tutta probabilità, in futuro potrebbe essere solo un miraggio.
Dal sondaggio inoltre emerge che soltanto il 4% conosce tutti i fattori che impattano sull’importo dell’assegno pensionistico.
Tra questi troviamo anzianità contributiva (il numero di anni lavorati), stipendio, aumento della speranza di vita, andamento del PIL e tipo di lavoro.
Venendo ai singoli fattori, più dell’80% degli italiani intervistati prossimi alla pensione conosce l’impatto dello stipendio (80,7%) e dell’anzianità contributiva (81,1%) sugli importi.
Inoltre soltanto 1 su 3 (34,4%) sa che l’aumento della speranza di vita avrà un effetto diretto sull’assegno pensionistico.
Il concetto di per sé sarebbe intuitivo.
Ovvero più cresce la speranza di vita, minore sarà l’importo dell’assegno perché i contributi versati dovranno essere sufficienti per un maggior numero di anni.
Soltanto 1 italiano su 4 (25,6%) sa che anche il PIL avrà un impatto sull’assegno pensionistico.
Al diminuire del PIL nazionale infatti diminuirà l’assegno pensionistico.
Ancora, soltanto 1 su 5 (20,5%) sa che il tipo di lavoro che svolge, e il relativo regime contributivo, avrà un effetto.
Solo il 4% degli italiani intervistati non ancora in pensione è consapevole del fatto che tutti questi fattori avranno un impatto sull’assegno pensionistico.
Riflessioni conclusive
Degno di nota, inoltre, è il fatto che solo 1 persona su 3 (30%) ritiene che i mercati siano un alleato importante per fare un piano di previdenza integrativa, tanto più raccomandabile quanto più tempo manca alla pensione.
Neppure i giovani dimostrano grande consapevolezza su questo punto e si fermano al 31,4% (18-29 anni) e al 35,3% (30-39 anni) come abbiamo spiegato in un articolo precedente.
L’altro nodo da sciogliere per una pianificazione del futuro ottimale riguarda la conoscenza relativa ai fondi pensione e ai piani individuali pensionistici.
Rispettivamente il 55% e il 52% degli intervistati ignorano che TFR e contributo datoriale sono due strumenti fondamentali a supporto di un piano di previdenza integrativa.
Dunque è bene informarsi preventivamente e in caso richiedere consulenze esterne lì dove necessarie
I benefici delle bici elettriche
Le bici elettriche sono una delle mode più diffuse nel nostro paese e in Europa.
Sono le protagoniste dei bike sharing, sono una delle soluzioni più scelte in città per andare al lavoro e spostarsi senza prendere la macchina.
Le maggiori città europee hanno riconosciuto così tanta importanza da attivare rinnovi urbani proprio per creare piste ciclabili ad hoc.
Ma non solo, le bici elettriche sono un prodotto super venduto dagli e-commerce ai negozi fisici.
Sono viste come una sorta di motorino, ma più ecologico e in qualche modo più facile da utilizzare (non richiedono casco, sono più facili da parcheggiare, non si incorre spesso in multe alla loro guida).
Ma le bici elettriche, anche chiamate e-bike, sono utili anche per la nostra salute? Scopriamolo insieme.
Bici e salute: le bici elettriche fanno bene quanto quelle classiche?
Una delle domande che ci si pone più spesso quando ci si approccia all’acquisto di una bici elettrica è se aiuti realmente a tornare in forma.
I dubbi riguardano principalmente l’efficacia delle e-bike, se paragonate alle bici tradizionali definite “muscolari”.
Partiamo prima da un piccolo sondaggio.
Uno studio a livello europeo, ha scoperto che l’Italia è il terzo paese in Europa per voglia di iniziare a pedalare con un e-bike.
Benefici percepiti delle ebike
I soggetti intervistati sul loro interesse per le bici elettriche, alla domanda “perché ti affidi alle ebike?” hanno motivato la loro volontà con le seguenti frasi:
- “Per mantenermi in forma;
- Per proteggere l’ambiente;
- Per risparmiare;
- Per rendere più semplice l’andare in bicicletta;
- Per evitare il traffico”.
Da queste risposte si aprono dibattiti e si traggono notevoli prospettive, anche di tipo economico.
Tutti questi nuovi clienti avranno bisogno di manutenzione, di visite biomeccaniche e di programmi di allenamento per utilizzare al meglio le bici elettriche.
Ma torniamo a noi: la prospettiva dell’utilizzo delle biciclette elettriche per la mobilità sostenibile può avere un reale impatto sulla salute della popolazione?
Partiamo dal fatto che le bici elettriche non sono motorini ma la pedalata viene sostenuta solo fino ai 25 km/h e questi mezzi erogano una potenza massima di 250w.
Questo ci dice che realmente ci muoviamo e che bruciamo calorie.
L’attività fisica è in tal senso modulabile e reale e il grande supporto che la bici elettrica da all’utilizzatore è soprattutto nelle ripartenze da fermo (semaforo, stop ecc).
Dato che la bici elettrica ha un appeal per quella fetta di popolazione che non ha interesse concreto per la bici, ma ha esclusivamente una volontà di miglioramento del proprio stile di vita, questo nuovo tipo di bici può davvero portare gli italiani a diventare fisicamente più attivi.
Bici elettriche: riflessioni e studi sui loro benefici
In Norvegia si sono chiesti se i benefici dell’utilizzo costante di una bici elettrica possono essere tranquillamente paragonati a quelli di una bici normale.
Alcuni utilizzatori delle bici elettriche sono stati monitorati per vario tempo e ne sono stati valutati i parametri fisiologici di capacità aerobica e di forza.
E’ stato visto che i soggetti che passano da una modalità di spostamento casa-lavoro in auto a bici elettrica nel tempo mostrano i medesimi miglioramenti a livello cardiovascolare di chi usa la bici tradizionale.
L’utilizzo di una bicicletta “muscolare” comporta mediamente un MET (unità di misura dell’intensità dell’attività fisica) di 6,4-8,2.
Il passaggio a una bicicletta elettrica, per lo stesso percorso, comporta un MET di 4.1-6.1, quindi del tutto paragonabile.
Inoltre le bici elettriche sono tendenzialmente più pesanti di quelle muscolari e ciò comporta un adattamento della forza muscolare più rapido in chi usa la e-bike.
Da un punto di vista meramente pratico le e-bike sono appetibili poiché permettono di compiere il medesimo tragitto con un dispendio energetico minore ma soprattutto a un’intensità più blanda, consentendo di sudare meno nelle giornate molto calde.
Questo aspetto è molto importante e potrebbe essere il vero valore aggiunto per chi volesse passare a una modalità di trasporto più attiva, ma non ha la possibilità di cambiarsi o lavarsi sul luogo di lavoro e non può presentarsi sudato.
Chiaramente si tratta di un aspetto importante anche per chi non ha molto tempo da dedicare allo sport e ai suoi benefici, ma vuole comunque combattere la sedentarietà.
Bici elettriche: riflessioni conclusive
In ultima istanza possiamo tranquillamente dire che le ricerche scientifiche mostrano come le e-bike possano essere utilizzate come strumento per il miglioramento della salute della popolazione italiana.
Articolo scritto dal Dott. Maurizio Falcone.
Medicina personalizzata: cosa è e come può esserci utile
Come abbiamo detto nei nostri articoli precedenti, il mondo della medicina è in continua evoluzione e oggi vogliamo parlarvi di un nuovo modo di vivere le cure: la medicina personalizzata.
Cosa significa quest’espressione? Vediamolo insieme.
Medicina personalizzata: di cosa parliamo?
La Medicina Personalizzata può essere definita come “lo studio delle caratteristiche genotipiche e fenotipiche” (come ambiente e stile di vita) di ogni singolo individuo.
La personalizzazione delle cure è infatti un obiettivo prioritario della medicina attuale.
Grazie alle innovazioni nel campo della tecnologia, ma anche della biologia molecolare, delle biotecnologie e della genetica si sta studiando un modo per rendere la medicina moderna sempre più efficace.
E’ quindi eccoci a sentir parlare di medicina personalizzata sempre più spesso.
Lo studio di soluzioni personalizzate in campo medico è un approccio migliore alla prevenzione, alla diagnosi, alla cura e al monitoraggio delle malattie in quanto si basa sulle caratteristiche, genetiche e non solo, di un singolo individuo.
Un approccio alla cura personalizzata si pone lo scopo di integrare tra loro diverse informazioni sull’ambiente e sullo stile di vita del singolo, conferendo caratteristiche uniche ed individuali a patologie complesse che possono così essere diagnosticate, e soprattutto curate, come dicevamo, in maniera più efficiente.
Medicina personalizzata: lo studio del genoma umano
La mappatura del genoma umano all’inizio degli anni 90’ ha segnato il primo punto di svolta quando ancora non si parlava di medicina personalizzata.
Lo studio del genoma e la conoscenza dei singoli geni purtroppo non basta a predire l’insorgere di una malattia, un’infezione o un problema più serio.
Sono infatti necessarie altre informazioni, quelle che in gergo vengono chiamate “dati omici”.
Questi vengono studiati nelle cosiddette “ scienze omiche”.
Questi studi si occupano di:
- – l’analisi dell’insieme di geni (genomica);
- – l’analisi dell’insieme dei trascritti (trascrittomica), ovvero le molecole intermedie tra gene e proteina;
- – l’analisi dell’insieme delle proteine (proteomica);
- – l’analisi dell’insieme dei metaboliti (metabolomica), cioè i prodotti intermedi dei vari processi cellulari.
Da questi studi e analisi complesse siamo oggi in grado di costruire veri e propri profili di patologia e di identificare trattamenti specifici per le persone che presentano tali profili.
Medicina personalizzata: l’obiettivo finale
Come dicevamo, la medicina personalizzata è un modello medico che ruota attorno al fatto che le terapie e le cure debbano essere personalizzate sul paziente così come le decisioni degli specialisti, le terapie e i prodotti utilizzati.
L’obiettivo finale è poter offrire la cura giusta per il paziente giusto nel momento giusto.
Non si mira più a curare una patologia partendo dalla zona colpita o dai sintomi che la malattia produce.
Lo scopo finale è analizzare il DNA e colpire così i precisi geni che determinano alcune patologie.
Nel campo della medicina personalizzata vengono prese in considerazione anche altre caratteristiche individuali della persona: lo stile di vita e l’ecosistema ambientale in cui il singolo passa le sue giornate.
Analisi mediche e diagnostica di precisione sono, inoltre, strumenti essenziali in un approccio di medicina personalizzata: per personalizzare la strategia terapeutica è indispensabile servirsi di un alto livello di strumenti e di tecnologie in modo che la diagnosi e il follow-up siano migliori di quelli ottenibili con il modello generico.
Medicina personalizzata e l’oncologia
La branca della medicina che ha maggiormente tratto benefici da questo modello è l’oncologia.
Grazie allo studio dei geni, delle loro mutazioni ed espressioni infatti oggi sappiamo che Il tumore è l’insieme di centinaia di malattie, ognuna con caratteristiche e profilo genetico unici.
La medicina personalizzata: le 4 p
La medicina personalizzata è anche definita la Medicina delle 4P:
- – Personalizzata
- – Preventiva
- – Predittiva
- – Partecipativa
Personalizzata, dunque, perché ogni individuo è unico e ha caratteristiche proprie.
Predittiva e preventiva perché ha i suoi indubbi vantaggi anche nel campo della prevenzione: l’analisi dello stile di vita e del patrimonio genetico possono aiutare a prevedere l’insorgere di alcune malattie (quali ad esempio il tumore).
Partecipativa perché ogni individuo diventa davvero consapevole della propria storia medica, si sente più responsabile ed attivo nel mantenimento dello stato di salute e vive più attivamente il rapporto con il medico curante.
Non ci resta che metterci seduti e aspettare altri miglioramenti che sicuramente arriveranno dagli studi e dalla ricerca.
Articolo redatto da GCS Point